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Filtraggio dei siti web: le nuove regole tra sicurezza, responsabilità e innovazione

Tempo lettura: 4 minutiFiltraggio più sicuro e veloce dei siti web, ecco cosa cambia con il decreto 2025 contro i contenuti illeciti online. Un tema delicato e fondamentale, soprattutto nel contrasto alla pedopornografia

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Filtraggio dei siti web: le nuove regole tra sicurezza, responsabilità e innovazione

Il tema del filtraggio dei contenuti online è diventato centrale nel contrasto alla pedopornografia digitale. Il decreto ministeriale del 7 febbraio 2025, firmato dai ministri Urso e Piantedosi, rappresenta un’importante evoluzione normativa in questa direzione.

 

Con l’obiettivo di rafforzare la protezione dei minori in rete, il provvedimento introduce regole più stringenti, tempi certi e nuove tecnologie per garantire un filtraggio efficace, tempestivo e conforme agli standard europei.

 

Questo aggiornamento si inserisce in un percorso iniziato nel 2007 con il primo decreto dedicato, che aveva stabilito l’obbligo per i provider di oscurare i siti segnalati dal CNCPO (Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online). Il filtraggio era allora una novità assoluta, oggi diventa uno strumento maturo, rafforzato dalla crittografia e da meccanismi di tracciabilità più avanzati.

 

 

Filtraggio e primi passi: l’esperienza del 2007

 

Nel 2007, con il decreto firmato dal ministro Gentiloni, l’Italia si dotò di un sistema di filtraggio dei siti pedopornografici. All’epoca si trattava di una risposta innovativa a una minaccia già allarmante. Il testo imponeva ai fornitori di connettività – così venivano allora definiti – l’obbligo di oscurare entro sei ore i domini indicati dal CNCPO.

 

Il filtraggio avveniva tramite blocco DNS o IP, e ai provider era concesso un periodo di adeguamento tecnico da 90 a 150 giorni. Tuttavia, il sistema non era privo di limiti: la trasmissione delle liste da bloccare non era protetta da crittografia, la terminologia non era allineata al lessico UE e, soprattutto, mancava un protocollo preciso per le comunicazioni con i fornitori.

 

 

Le criticità del vecchio sistema di filtraggio

 

Il vecchio meccanismo di filtraggio mostrava la sua fragilità man mano che le tecnologie evolvevano. L’uso crescente di cloud, crittografia e hosting esteri ha reso obsoleti alcuni strumenti di blocco. Inoltre, l’assenza di misure di sicurezza nella trasmissione delle black list apriva la porta a possibili manipolazioni o errori.

 

Il rischio di falsi positivi – cioè il blocco accidentale di domini legittimi – era elevato. Le sanzioni per il mancato filtraggio erano severe, fino a 250.000 euro, ma l’incertezza procedurale complicava l’applicazione della norma. Era dunque necessaria una riforma.

 

 

Filtraggio e sicurezza: cosa cambia nel decreto 2025

 

Il nuovo decreto ministeriale innova profondamente il sistema di filtraggio.

 

In primo luogo, aggiorna il linguaggio: non si parla più di “fornitori di connettività”, ma di “fornitori di servizi di comunicazione elettronica”, in linea con la terminologia europea e con le trasformazioni del mercato digitale.

 

La novità più rilevante riguarda la trasmissione delle liste da filtrare. Ora avviene tramite posta elettronica certificata (PEC), crittografata con tecnologia PGP, e in formato .csv. Questo consente ai provider di interpretare correttamente i dati, limitando il margine di errore e rafforzando la sicurezza informatica.

 

In caso di anomalia, ad esempio un dominio italiano erroneamente inserito nella lista, il fornitore può contattare immediatamente il CNCPO e chiedere chiarimenti, evitando filtraggi ingiustificati. È una svolta in termini di efficienza e collaborazione.

 

 

Filtraggio sotto controllo: tracciabilità e referenti aziendali

 

Il decreto impone ai provider l’obbligo di confermare formalmente l’avvenuto filtraggio entro sei ore dalla ricezione della segnalazione. In caso di rimozione dall’elenco, il ripristino deve avvenire entro 12 ore.

 

Ogni operatore è tenuto a nominare un referente aziendale, con un indirizzo PEC e un numero di telefono dedicato. Questo permette di gestire in modo tempestivo le situazioni critiche, migliorando la comunicazione tra aziende e autorità.

 

Il filtraggio, da misura tecnica, diventa così anche un presidio organizzativo: responsabilità chiare, ruoli definiti, e un controllo tracciabile su ogni passaggio operativo.

 

 

Filtraggio e tempi di adeguamento

 

Il nuovo decreto riduce anche i tempi per l’adeguamento tecnico: da un massimo di 150 giorni si passa a 120 giorni per i nuovi fornitori non ancora censiti. È una misura pensata per accelerare la piena attuazione delle regole e garantire un filtraggio più capillare.

 

Per i player già attivi, l’adeguamento è immediato, e chi non si conforma rischia pesanti sanzioni. Si tratta di un chiaro incentivo al rispetto delle regole, ma anche a una gestione consapevole della propria infrastruttura tecnica.

 

 

Filtraggio e cooperazione europea

 

Uno dei punti di forza del nuovo sistema di filtraggio è la sua compatibilità con le normative dell’Unione Europea. L’adozione di terminologie e protocolli condivisi facilita la cooperazione internazionale, elemento indispensabile nella lotta alla criminalità digitale.

 

I contenuti pedopornografici non conoscono confini nazionali: vengono ospitati su server distribuiti a livello globale, spesso protetti da tecnologie di anonimato. Per questo motivo, il filtraggio deve essere parte di una strategia integrata, fondata sulla condivisione di informazioni tra stati.

 

 

Filtraggio e valore per le imprese digitali

 

Per le aziende che operano nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi online, il filtraggio rappresenta oggi non solo un obbligo legale ma anche un indicatore di affidabilità. Dimostrare attenzione verso la tutela dei minori e il rispetto delle norme è un elemento di reputazione aziendale sempre più importante.

 

Chi applica correttamente le disposizioni sul filtraggio non solo evita sanzioni, ma si posiziona come interlocutore credibile per istituzioni e consumatori. È un investimento in responsabilità, compliance e fiducia.

 

Il decreto del 2025 segna un cambio di paradigma: il filtraggio non è più solo una barriera tecnica, ma un sistema strutturato, integrato e trasparente. Con protocolli crittografati, referenti aziendali, tempi certi e un linguaggio armonizzato con l’UE, il nuovo impianto normativo rafforza l’efficacia della lotta alla pedopornografia online.

 

L’Italia si dota finalmente di un modello di filtraggio moderno, in grado di adattarsi alle sfide del cyberspazio e di proteggere in modo concreto i soggetti più vulnerabili: i minori.

 

Per consultare il testo ufficiale del decreto e gli obblighi per i provider, si rimanda ai portali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e del Ministero dell’Interno.

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